Viaggio a Taiwan 2016, 3° giorno: impressioni su Nangan, Matsu

Piu' vicini alla Cina che a Taiwan

19/10/2016 | Di Claudio_VL | Commenti: 0
"Dormi con la tua lancia, attendi l'alba", sono parole di Chiang Kai-shek, il generalissimo leader dei Cinesi nazionalisti nella lotta contro i giapponesi prima e contro i comunisti di Mao Zedong poi. Sono scritte con giganteschi caratteri rossi sulla collina di Nangan, vicino al porto dell'isola principale dell'arcipelago taiwanese, e riflettono il desiderio di Chiang di difendersi dagli attacchi della Cina comunista e di liberare, un giorno, la madrepatria.

Benvenuti a Nangan, isole Matsu


E' martedi' 18 ottobre, terzo giorno. Ho dormito poco sul traghetto da Keelung, forse due ore, durante una traversata durata dieci ore. Ora, sei e trenta di mattina, mi alzo e mi vesto. In pochi minuti siamo pronti a sbarcare: mia moglie, mia suocera, cognata 1, cognata 2, mio nipote Duncan ed io. Il traghetto arriva rapidamente vicino al molo, ma poi impiega un bel po' a completare la procedura di attracco e ad iniziare quella di sbarco. Scendiamo.



Dopo il sole di ieri la nostra fortuna meteorologica dev'essere finita. Pioviggina. Appena fuori dal porto ci attendono due auto: un taxi e un SUV. Il taxi e' quello del proprietario dell'albergo che ci ospitera', l'SUV e' di un poliziotto che vive e lavora qui sull'isola, e ci verra' prestato gratis, conosce la nostra famiglia (gli compreremo comunque una bottiglia di pregiato liquore locale per ringraziarlo).

Arriviamo in hotel, piazziamo i bagagli un una stanza al pianterreno. Poi li spostiamo in un'altra. Nel pomeriggio li porteremo poi su al quinto piano in una stanza, infine in un'altra, una stanza d'angolo con un'ampia finestra con vista sulla spiaggia. Tutti questi cambiamenti sono continui upgrade, i miei ospiti vogliono che io abbia la stanza migliore. Lo fanno sempre, dico loro che non ce n'e' bisogno, ma so che continueranno a farlo.



L'ascensore, come si usa nei Paesi di cultura cinese, non ha il quarto piano. La parola 4 viene considerata di cattivo auspicio, visto che si dice "Sh", molto simile alla pronuncia della parola "morte".

Nangan rurale, Nangan militare


L'isola di Nangan (come quella di Beigan, e come la maggioranza delle altre 34 isole dell'arcipelago Matsu) ha una guarnigione militare permanente, e i segni della presenza dell'esercito sono ovunque: caserme e fortificazioni ovunque. Quest'arcipelago e' taiwanese, ma dista circa 10km dalle coste cinesi, ed e' a oltre 150km dall'isola principale di Taiwan. Qui si sono svolte le piu' recenti battaglie - a colpi d'artiglieria - tra Cina e Taiwan, nel 1958, e la minaccia d'invasione cinese, pur se non piu' imminente, sembra sempre presente.

L'isola di Nangan si sta sviluppando turisticamente, e i visitatori, al momento, sembrano essere perlopiu' taiwanesi. I turisti occidentali devono essere pochi, oggi non ne ho visto nessuno.

Le strade dell'isola sono in ottime condizioni, ma spesso scollinano in ripide discese che possono preoccupare i neofiti della guida. Le stradine dell'isola, in cui capita di trovarsi se uno cerca i ristoranti e i caffe' migliori (*), finiscono spesso in sterrati pieni di fango (oggi piove, come ho detto). Ci sono occasionalmente delle belle spiagge, con bunker e edifici mimetizzati a fare da contorno.



(*): a Taiwan, e immagino anche altrove, c'e' sempre qualcuno che ha sentito che c'e' un posto isolato, difficile da raggiungere, con una vista magnifica, dove cucinano una specialita' locale in modo DI-VI-NO. Io di solito li evito e mi attengo alla mia personale teoria della pesca e dell'albicocca: pesca e albicocca si somigliano, ed entrambe nutrono. La pesca sara' piu' saporita, ma il 90% delle volte l'albicocca si apre in modo piu' semplice e netto, e mangiarla non sporca le mani... In altre parole, il gioco non vale la candela.

Come mai ho deciso di visitare Matsu, e il resto del mondo occidentale invece no?


Non saprei. Il mio interesse per le isole Matsu ha un'origine semplice: una quindicina d'anni fa vidi il film giapponese Ringu ("Ring"), poi i suoi prequel e sequel, e uno dei temi che compare in questi film e' quello del mare come entita' dotata di un suo spirito, di solito non molto benevolo. Da li' e' nata la mia curiosita' per la dea Matsu/Mazu, equivalente cinese di Nettuno e Poseidone, ma con storia piu' interessante, mi pare. Il culto di Matsu/Mazu si estese dalla Cina a Taiwan, Giappone e Vietnam, e Taiwan ha tutto un'arcipelago chiamato cosi' in onore della dea. Quest'arcipelago mi interessa come punto d'incontro e area d'attrito tra Cina e Taiwan: volendo, uno puo' assimilarlo alle isole Falklands/Malvinas, molto piu' vicine all'Argentina che alla Gran Bretagna, eppure parte di quest'ultima, e con cultura integralmente britannica.

Ecco Nangan (citta' principale dell'arcipelago Matsu) su una mappa, che ho volutamente lasciato piuttosto ampia in modo da includere anche Taiwan e Cina.


Andiamo a trovare Chiang Kai-shek


Guidiamo verso la collina con le parole, che abbiamo visto dal traghetto. Parcheggiamo vicino al mare, poi saliamo attraverso un tunnel senza illuminazione e con delle macerie: no, non c'e' stato un crollo, sembrano detriti portati da vento e pioggia. Fortunatamente ho la torcia da campeggio, nello zaino.

Visita al museo del folklore locale e alla Ching-kuo Memorial Hall


Visitiamo il Matsu Folk Culture Museum (40TWD) e il memoriale dedicato a Ching-kuo, figlio di Chiang Kai-shek e amatissimo ex presidente (mi dicono moglie e cognate), molto meno marziale del padre. Chiang Ching-kuo (presidente dal 1978 al 1988) spinse per una maggiore democratizzazione di Taiwan, si impegno' per lo sviluppo delle isole Matsu. All'interno del memoriale c'e' una sua gigantesca statua che lo ritrae con espressione paciosa in un tripudio di bandiere taiwanese, e poi - al piano di sopra - c'e' una sua versione digitale bidimensionale cui e' possibile (quasi) stringere la mano.



Al museo c'e' un'esibizione di foto degli anziani dell'isola. Ci sono alcuni centenari, ma la cosa che mi colpisce e' che ci sono piu' donne anziane che uomini, mentre la popolazione generale dell'isola di Nangan e' il stragrande maggioranza maschile. Beh, non credo che uno voglia necessariamente passare la vita nel posto in cui ha fatto il militare...



Alle undici, appena usciti dal museo, siamo tutti stanchi morti, evidentemente non sono l'unico che ha dormito poco. Andiamo in un ristorante, mangiamo, poi torniamo in hotel per una dormita. Il tempo continua ad essere coperto, ogni tanto pioviggina, raramente c'e' pioggia intensa.

Dov'e' il nostro albergo?


Visto che non ho trovato una versione inglese del nome dell'albergo ne' del villaggio, ecco dove si trova secondo Google Maps:


Usciamo verso le quattro del pomeriggio, andiamo giu' in spiaggia: scendiamo i cinque piani (meno uno) dell'albergo, e in auto arriviamo nel piccolo villaggio qui sotto, in riva al mare. Dev'essere l'unico paese di Taiwan in cui non c'e' un 7-Eleven, un Family Mart o un altro mini-market del genere, il che e' un peccato, visto che in hotel non c'e' un ristorante, una macchinetta per il caffe' o un distributore di patatine e simili.

Nel villaggio ci sono dei bagni pubblici (molto diffusi sull'isola, e spesso incredibilmente limpidi, per un posto cosi' isolato e rurale) e, vicino, un rifugio antiaereo, a ricordare la vocazione militare dell'isola.



Andiamo a visitare il Visitor Centre di Nangan e poi il Beihai Tunnel, di cui parlero' a parte. Ne usciamo in 20', torniamo al Visitor Centre per fare un giro, ma i prezzi nel negozio sono proibitivi (anche perche' vendono cose - tipo borse e zaini - delle solite costosissime marche). Al caffe' del Centre c'e' un'offerta speciale riservata agli stranieri: presentando il passaporto e compilando un modulo di feedback si ottiene una bevanda gratis (valore massimo 85 TWD). Mi irrita dover tirare fuori il passaporto, lo prendo come il solito caso di superflua burocrazia taiwanese (come il timbro sul biglietto del traghetto, ieri). Col senno di poi mi rendo conto che se e' facile riconoscere un occidentale, e' meno facile distinguere uno straniero asiatico da un taiwanese furbo che si finge straniero (ne esisteranno, immagino) per avere una bevanda gratis, provate il quiz su alllooksame.com se ne volete una prova, e chiedete ai vostri amici asiatici di provarlo, anche loro falliranno quanto voi, probabilmente.





Dopo il tunnel e il centro visitatori ci spostiamo fino all'Iron Fort, una minuscola fortezza di cui parlero' a parte (in altre parole: ho una decina di foto decenti, e allora tanto vale pubblicare un post separato, anziche' riempire di foto una sola pagina). Ingresso gratuito, panorama carino, impressionante pensare che qualcuno ci abbia fatto la guardia (e vissuto), compreso un cane.



Alla fine del giro della mini-fortezza entriamo in un ristorante in un vicino villaggio anche se non sono neppure le 18. Affamati e stanchi, mangiamo con gusto (tra i piatti: un tofu infernale, molto piccante).



Verso le 19 usciamo, guidiamo verso l'albergo, e ci fermiamo per il solito caffe' al 7-Eleven, visto che ce ne saranno una dozzina o piu', a Nangan (tranne che nel villaggio dove servirebbero, il nostro...). Visto che in albergo non ci sono opportunita' di mangiare, i miei accompagnatori vorrebbero comprarmi qualcosa per la colazione di domani. Dopo dodici anni che visito Taiwan, ancora pensano che a colazione io mangi torte, visto che in quel pasto mi piace mangiare cose dolci (anziche' zuppe di pesce, noodles o involtini come si fa a Taiwan). Li dissuado, devo aver messo su un chilo al giorno da quando sono arrivato qui, e non avro' proprio la forza di mangiare una Saint Honoré a colazione, domattina.

Siamo di ritorno in albergo verso le 20, e io mi ritrovo a riscrivere gli appunti dettati ieri tramite Android, e a preparare foto con Gimp. A letto a mezzanotte, sveglia alle otto e mezza, sperando di dormire.

Argomenti: appunti di viaggio, destinazioni, foto Taiwan, racconti, Taiwan

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