Londra ore 10, lezione di preparazione del sushi

Ho partecipato ad una lezione di preparazione del sushi, ecco come è andata

16/09/2019 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Per il mio compleanno, tempo fa, ho ricevuto uno di quei regali che rispondono alla domanda "Ha già tutto, cosa gli regalo?": un corso di preparazione del sushi in un ristorante Yo! Sushi a Londra.

Il mio primo contatto col sushi fu cinematografico, nel senso che lo sentii menzionare in Blade Runner da Deckard (Harrison Ford): "Sushi. È cosi' che mi chiamava mia moglie. Pesce freddo" (sic, è pesce crudo, ma in inglese cold fish significa 'persona anaffettiva'). In seguito questo piatto giapponese è diventato uno dei miei preferiti.

E' sabato mattina, arriviamo alla lezione di preparazione del sushi al ristorante Yo! Sushi vicino alla cattedrale di St. Paul.



Ci sono una ventina di allievi e, a quanto sento, quasi tutti hanno avuto questa lezione in regalo da compagni, amici o colleghi. C'è gente di tutte le età e di tutti i tipi: una coppia sui settant'anni, lui con pantaloni beige, lei con un abito a fiori; una ragazza con tre anelli al naso; coppiette tranquille, altre hip. Al nostro tavolo c'è un'altra coppia, inglese lei, scozzese lui, anche loro al primo tentativo come preparatori di sushi (e mi chiedo se una lezione basterà, per me).



Ci vengono forniti i materiali per questo 'seminario sul sushi': guanti in lattice, salse e l'utilissimo tappetino in bambù, che aiuta nella creazione dei cilindri di sushi.

Arriva il nostro istruttore, che qui chiamerò Vladimir: è giovane, viene dall'Europa orientale (Ucraina o Bielorussia), parla un ottimo inglese ed è pieno d'entusiasmo. Mi viene da ripensare ad una cosa che avevo già notato: difficile trovare un giapponese che venga in Europa per lavorare come cameriere o anche come chef in un ristorante cosi'.



Per oltre due ore Vladimir ci mostra come preparare ciascun tipo di sushi e sashimi, per poi guidarci passo passo nella sua preparazione. La differenza di velocità tra maestro e allievi è ovviamente grande, e il risultato finale... anche, perlomeno per quanto riguarda la forma: nonostante le istruzioni dell'insegnante, il tappetino di bambù e l'assenza di pressione (nessuno ci licenzierà se lavoriamo lentamente o male), non è facilissimo scegliere la giusta quantità di riso e 'rollarla' fino a produrre un cilindro perfetto.



E' in quest'occasione che si materializza il sushandwich (© mio), un sushi grosso come un sandwich. Puo' sembrare un errore, e probabilmente viola qualche principio filosofico o religioso giapponese, ma il sushandwich e' una cosa pratica: un suhi che da solo basta per la pausa pranzo.



Le due ore del corso di sushi filano via veloci. Nel frattempo il ristorante apre ai clienti, che ci osservano curiosi.



I guanti in lattice si rivelano essenziali, ed è necessario oliarli, prima, per evitare che vi si attacchi troppo riso.





Alla fine, tutte le porzioni di sushi e sashimi che abbiamo preparato vengono impacchettate per noi, in modo da poterle portare via.

A questo punto Vladimir ci segnala una mini-competizione: se vogliamo la possibilità di vincere un buono sconto da 20 sterline per un pasto da Yo! Sushi dobbiamo visitare un certo sito (non è Tripadvisor), e lasciare una recensione positiva cliccando la casella "No, non sono stato da Yo Sushi! per un corso". Mi pare una cosa eticamente inaccettabile, ma evito di protestare, su richiesta di mia moglie. A quanto pare tutti prendono parte alla competizione, alla faccia della presunta rettitudine britannica. Mi lascio scappare il commento I thought I was cheap, but I am not THAT cheap, e varie persone si girano e mi guardano interdetti: forse si sono appena resi conto d'essersi venduti per venti sterline. Qualcuno vince il buono omaggio, noi andiamo a casa col nostro sushi, e siamo felici lo stesso.





Argomenti: Giappone, mangiare, ristoranti, vivere in Inghilterra

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