Far la spesa e mangiare al ristorante ad Atlanta, tra tanti sorrisi artificiali

La bocca a forma di cuoricino e' naturale o fatta con chirurgia plastica?

11/06/2010 | Di Claudio_VL | Commenti: 0

Siamo ad Atlanta dal trentun gennaio, e ieri sera siamo andati per la prima volta a fare la spesa. Una camminata di 35 minuti, erano gia' quasi le sette e mezza quando siamo arrivati al supermercato Kroger, e abbiamo quindi pensato di cercare un ristorante e cenare, prima di fare acquisti. Ne troviamo uno, entriamo e la cameriera inizia a riempirci di smancerie. Porta il menu, accompagnato da un bicchiere d'acqua e dal pane (wow ... pane! Dopo cinque anni senza, in Inghilterra, ecco un ristorante che lo porta!), e parla parla parla. Oltre all'eccessiva dose di complimenti, c'e' qualcos'altro di strano, in lei, ma non riesco a capire cosa. Ordiniamo, e lei commenta che le nostre scelte sono tutte eccezionali, ottime, ben fatte, tipo "Great choice sir, a really amazing dish, our ravioli with mushrooms!" (quei ravioli erano, per dimensioni, simili ai baccelloni de l'Invasione Degli Ultracorpi ... fortuna che erano solo una decina, altrimenti non sarei riuscito a mangiare il secondo). Ogni volta che passa nei dintorni, chiede se siamo soddisfatti e se stiamo trascorrendo una serata fantastica. Beh, no, non proprio fantastica: sto tornando a temperature normali solo ora, perche' con una temperatura esterna non lontana dallo zero sono uscito con camicia leggera leggera e giacca (la canottiera sarebbe stata tanto utile...) e son stato all'aperto mezz'ora buona, ma non glielo dico.

Tornando a temperature normali s'e' forse svegliato anche il mio spirito d'osservazione, e riesco finalmente a definire cosa c'e' di strano nella cameriera: la bocca. E' a forma di cuore. Sul serio. Sospetto che sia andata in una clinica e si sia fatta iniettare del collagene per deformare le labbra a forma di cuore. Non mi stupirebbe, nei miei primi giorni di lavoro ho gia' visto piu' ragazze siliconate, in ufficio, che nel resto degli ambienti lavorativi in cui sono stato in passato. La chirurgia plastica, qui negli USA, non si fa per diventare piu' belli, ma per avere un 'competitive advantage' nella ricerca di un lavoro e nel suo mantenimento.

Arrivati al secondo avevo la vocina alla Blade Runner che mi diceva "Ecco bocca-di-cuore che si avvicina... devo evitare il contatto visivo, altrimenti verra' qui immediatamente, devo guardare solo il mio piatto, guardare solo in basso, evitare di averla nel mio campo visivo ... NO! TROPPO TARDI! ECCOLA CHE ARRIVA DI NUOVO! "Yes, it's all wonderful, thanks!". Solo al momento di pagare abbiamo capito che il nome del ristorante era "Hugs and kisses", e che percio' e' stata probabilmente un'esperienza estrema, col personale tenuto a comportarsi cosi', e magari con chirurgia estetica pagata dalla direzione del ristorante.

In questi primi giorni ad Atlanta, per fortuna non tutti sono sembrati cosi' falsi (per ordini aziendali, ma pur sempre falsi). Gli autisti dei pullman, per esempio, sono di stampo ben diverso: "Ti avevo detto che la macchinetta non da' il resto... devi mettere ESATTAMENTE i soldi del biglietto, altrimenti sei fottuto". Beh, sembrano eccezioni: quasi ovunque pare che il sorriso faccia parte dell'uniforme e debba essere indossato durante tutto il turno di lavoro. Se non sorridi continuamente i tuoi capi pensano che tu abbia un atteggiamento negativo nei confronti del lavoro/clienti/esistenza, e a quel punto sei da eliminare...

Facciamo la spesa da Kroger. Abbiamo un paio di carrelli pieni, e chiamiamo un taxi per tornare a casa con la nostra spesa. Il tassista arriva dopo oltre mezz'ora ("cinque minuti, e' a cinque minuti dal supermercato", ha detto la centralinista dell'azienda dei taxi quando l'ho chiamata durante la nostra attesa); e' messicano, sul sedile di fianco a lui siede la sua fidanzata, e nel bagagliaio - enorme - ha poco spazio, e' pieno di cose sue e, soprattutto, ci sono casse grandi quanto la Puglia, collegate alla tv piazzata sul cruscotto, su cui sta seguendo il concerto di un Vasco Rossi messicano (coi baffetti, ma somiglia a Vasco). In meno di dieci minuti siamo a casa, con la nostra spesa che riempie il frigo e con il pop del Vasco messicano che ancora ci risuona nelle orecchie.

Nota: una delle mie prime impressioni sugli Stati Uniti, da appunti del febbraio 2006.


Argomenti: Atlanta, ristoranti, taxi, vivere negli USA

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