Acquisti in aeroporto: e' obbligatorio mostrare la carta d'imbarco?
Una scocciatura non sempre giustificata
18/08/2015 | Redazione VL | 1 commentiSei in aeroporto, hai superato i controlli e entri in un negozio per acquistare una bottiglia d'acqua, delle sigarette o un libro. Al momento di pagare ti viene chiesto di mostrare la carta d'imbarco. Perche'? Ci sara' mica sotto una truffa? O ti stanno solamente prendendo per il didietro? E soprattutto, sei obbligato ad obbedire?
Non sempre, perlomeno nel Regno Unito, come spiega quest'articolo della BBC.
La richiesta della carta d'imbarco e' legata all'imposta sul valore aggiunto (IVA in Italia, VAT nel Regno Unito) sui prodotti acquistati. Se stai per prendere un volo diretto al di fuori dell'EU e acquisti bevande alcoliche o sigarette in un negozio duty free in aeroporto, e' obbligatorio - nel Regno Unito - presentare la carta d'imbarco. Se invece acquisti altri prodotti - profumi, alimenti, libri - non sei obbligato a presentare la carta d'imbarco. Facile, fin qui. Ma esistono negozi - come World Duty Free - designati "export shop", s cui e' legalmente consentito acquistare all'ingrosso senza pagare l'IVA (o meglio, la VAT); a questi negozi e' consentito chiedere la carta d'imbarco del cliente/passeggero per qualsiasi acquisto, non solo alcolici e tabacchi.
Quando viaggi verso Paesi non-EU e acquisti creme solari o snacks, la VAT (20%) dovrebbe essere rimossa dal prezzo che paghi. Negozi presenti in ogni aeroporto britannico come WH Smith (riviste, libri, snacks), Boots (farmacia, prodotti di bellezza, Dixons (articoli elettronici) e Body Shop (prodotti di bellezza) sono obbligati a far risparmiare il cliente - rimuovendo la VAT ove possibile - ma non sempre lo fanno: facendo pagare al cliente il prezzo con l'IVA/VAT anche quando tale imposta non va poi versata all'erario, i negozi intascano la differenza.
I portavoce di alcune catene di negozi hanno risposto alle accuse: Dixons afferma "(we) pass on savings to all customers by having cheaper prices across the board", e per WH Smith "it would be too complicated to have dual prices for those travelling inside, or outside, the EU"
A customer buying a newspaper and a bottle of water, for example, would be entitled to a refund on the water, but not on the paper - if they were flying outside the EU.
Boots says it has a "single pricing structure" for all its UK shops, and claims back "a proportion" of VAT, in accordance with HMRC's rules.
Insomma, devo mostrare o no la carta d'imbarco, quando faccio shopping in aeroporto?
Se acquisti sigarette o bevande alcoliche in un negozio duty free nel regno Unito, sei obbligato per legge a mostrare la carta d'imbarco per dimostrare che viaggi al di fuori dell'Unione Europea e ottenere quindi lo sconto della VAT.
Su quali articoli non dovrebbe essere applicata la VAT ai passeggeri che lasciano l'UE?
Tanti articoli, tra cui: bevande non alcoliche, dolciumi, snacks, acqua minerale, cosmetici, creme solari e lozioni varie, medicine che non richiedano prescrizione medica.
Libri, riviste e giornali non sono soggetti alla VAT (ripeto, si parla del Regno Unito: in Italia l'IVA sui libri e' del 4%) e quindi non sono soggetti a "sconti".
Simon Calder, giornalista dell'Independent, spiega che "se acquisti una bottiglia di crema solare e paghi sei sterline, una sterlina e' VAT. Quindi, se voli verso la Grecia, il negoziante paga quella sterlina al governo, ma se viaggi verso la Turchia e il negoziante ottiene quest'informazione, quella sterlina va direttamente nelle sue tasche", se il prezzo che paghi e' sempre sei sterline.
Fortunatamente, il sistema dell'imposta sul valore aggiunto e' molto piu' semplice e trasparente, in Italia. Giusto?
Link: BBC
Argomenti: acquisti, aeroporti, diritti dei consumatori, Gran Bretagna
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