Gita in mongolfiera sull'Oxfordshire
Volare più leggeri dell'aria sulla campagna inglese
14/06/2014 | Claudio_VL | 2 commenti
Qual'e' il miglior regalo che si possa dare ad un appassionato di aeronautica? Un volo, soprattutto se inusuale. E' cosi' che ieri, con un voucher per un volo in mongolfiera, ricevuto per Natale, mi sono recato a Henley-on-Thames, cittadina di diecimila abitanti nell'Oxfordshire, a meno di quaranta chilometri da Heathrow. Sveglia alle cinque e un quarto, il check-in e' alle sei e mezza.
Arrivati a Henley, ci si trova nel parcheggio di un supermercato, molto più semplice che dover trovare da soli il campo-volo, nonostante Google Maps e i navigatori satellitari. Siamo in quattordici, la capienza massima della mongolfiera e' di 16 persone più il pilota.
Incontriamo Mark, il pilota, sui cinquant'anni o poco meno, e "Dangerous Dave", il "supporto a terra" del volo: basso e d'aspetto mediterraneo (somiglia a Manuel di 'Fawlty Towers'), si da' da fare nella preparazione della mongolfiera, e ci seguirà da terra col pick-up con rimorchio necessari per riportare indietro la mongolfiera. Già, perché in mongolfiera non vai "da qui a li'" secondo un programma definito: il pallone pieno d'aria calda non e' un dirigibile, e si va dove il vento ti porta, per cui non si atterra (quasi) mai in posti dove si e' già atterrati, ed e' necessario avere appunto un appoggio a terra che possa coordinare il ritorno al campo volo.
La preparazione della mongolfiera richiede circa mezz'ora, da quando la estraiamo da un sacco al momento in cui prendiamo il volo, verso le sette e mezza. La sensazione e' esilarante, anche per chi bazzica nel mondo del volo (da appassionato) da decenni: il pallone (e il cesto in cui stanno i passeggeri) si alza da terra senza sforzo, e vedersi salire in verticale, quasi come in elicottero ma all'aperto, senza cinture di sicurezza e senza rumore, fa effetto. Qualche rumore c’è, in effetti: i bruciatori - che scaldano l'aria che porta il pallone verso l'alto - devono essere accesi di frequente, e scaldano parecchio, e' consigliabile indossare un cappello.
Saliamo, scendiamo un po', accendiamo i bruciatori, torniamo a salire. Non ci allontaniamo molto da Henley-on-Thames, il vento non aiuta, oggi. Ma vediamo la città, i villaggi e le ville della zona (quella che fu di George Harrison dei Beatles), cavalli, gente che ci saluta dal giardino di casa. Quando distingui i tratti del viso, o il colore degli occhi, di una persona a terra, ti rendi conto che stai volando MOLTO basso.
Il volo dura circa un'ora e dieci, l'atterraggio e' cosi' morbido (su un prato) che ad uno pare che siamo atterrati, ad un altro sembra d'essere ancora a qualche metro, pare la cronaca RAI dell'allunaggio dell'Apollo 11. Scendiamo, ripieghiamo la mongolfiera (nessuno si tira indietro) e c'e' da sudare, tra i ringraziamenti di Mark e di Dangerous Dave. Un bicchiere (o tre, grazie Mark) di champagne, poi arrivano dei taxi per riportarci al campo volo.
Una bella esperienza.
Mistero!
Tracce di dinosauri? Segni di un'atterraggio alieno? Area 52?
No, semplice campo da golf.
Henley-on-Thames
Durante un volo in mongolfiera e' necessario accendere frequentemente i bruciatori, per riprendere quota dopo essersi abbassati troppo.
Quel che rimane, alla fine del volo
Una mongolfiera in un sacco, un cesto con biccheri e bottiglia di champagne (vuota), e il bel ricordo del volo.
Argomenti: aviazione, foto, Gran Bretagna
Commenti (2)Commenta
Trovo che il viaggiare in mongolfiera sia simile al viaggiare nei canali britannici con una "narrow boat", a causa del ritmo molto, molto pacato di entrambe le esperienze. Una cura per chi e' impaziente, per chi vuole essere libero di cambiare idea in qualsiasi momento, e per chi e' interessato solo alla destinazione e non al viaggio in se': in mongolfiera e' il vento a dettare tempi e direzione, in barca sono i canali stessi, e la stazza della barca (12-16 tonnellate), e i limiti di velocita' (tra le 3 e le 4 miglia orarie). O impari ad apprezzare la lentezza del viaggio, oppure "esci pazzo".
Dovremmo iniziare il movimento Slow Travel, se ancora nessuno ci ha pensato...