Non Uccidere, poliziesco italiano visto in Inghilterra
L'hanno intitolato Thou Shalt Not Kill, ma non c'è niente di biblico
06/09/2019 | Claudio_VL | 1 commentiSto guardando la tv, elegantemente stravaccato sul divano di casa, e in una pubblicità compare un'enorme piazza che conosco. Dietro, la mole Antonelliana. Si tratta di piazza Vittorio Veneto, vista dal Colle dei Cappuccini: è Torino, che non si vede molto spesso sui canali televisivi britannici. Si tratta della pubblicità di "Walter Presents". Walter (pronunciato uolter, anche se di cognome fa Iuzzolino) è un tizio che seleziona serie televisive straniere, che vengono poi trasmesse sui canali televisivi britannici(e statunitensi) in lingua originale con i sottotitoli in inglese, come si usa qui. In questa pubblicità viene presentata la serie italiana Non uccidere, ri-titolata Thou Shalt Not Kill, trasmessa da More4 (uno dei canali di Channel 4), e l'unica cosa che noto, oltre al panorama di Torino, è la faccia di un'attrice che ho già visto in Metti la nonna in freezer, Miriam Leone, già Miss Italia 2008.
Cosa mi sarei aspettato da "Non uccidere"
La frase "Thou Shalt Not Kill", piu' ancora del titolo originale italiano, rimanda direttamente al comandamento biblico, ed è sufficiente mescolare Bibbia e crimini per evocare orrori indicibili, o quantomeno crimini di portata epica (come gli omicidi "didattici" del John Doe di Seven).
Inoltre, molte serie TV straniere trasmesse in UK sono nordeuropee, scandinave in particolare, quindi mi sarei aspettato (meglio: avrei sperato) di trovare in Non Uccidere alcune delle peculiarità dei noir nordici: realismo e precisione nei dettagli; protagonisti tormentati da drammi personali, possibilmente taciturni e meditabondi, oppure con problemi tipo l'Asperger della protagonista di The Bridge, e raramente eroici; dialoghi scarni; panorami - sia rurali che urbani - che evocano solitudine e potenziali pericoli.
Nei noir scandinavi c'è poca azione "all'americana" (lunghe sparatorie e auto che esplodono), ma non mancano occasionali inseguimenti e morti (spesso raccapriccianti, quasi sempre simboliche). E poi c'è il lato di critica allo stato sociale e al "modello nordico", spesso evocato dalle frequenti indagini in edifici fatiscenti o in quartieri abbandonati, o tra sotto-trame legate ai problemi degli immigrati.
Mi sarei aspettato colpi di scena, finali imprevedibili e non consolatori. Tipo Seven: il mondo non è posto un gran bel posto, ma vale la pena combattere.
Come nei noir migliori (nordici e no), mi sarei aspettato un'attenzione particolare alla fotografia, con l'uso di luci e ombre per evidenziare pericoli, alternanze di primissimi piani al limite del macro e campi lunghi per isolare i personaggi contro uno sfondo innevato/montuoso/barocco. Torino - anche senza voler ricadere nel cliché di Torino Citta' Triste - si presta bene per tante possibili scene uniche (anche nel contesto di una serie TV destinata all'esportazione come questa): io avrei girato, per esempio:
- inseguimenti sotto i portici di via Cernaia;
- una conversazione densa di tensione trattenuta ta mentore e allievo, o tra due nemici momentaneamente in pausa (tipo Pacino/De Niro al diner in Heat), sotto i portici di via Po, con la Gran Madre sullo sfondo, il tutto ripreso a distanza con un teleobiettivo, per schiacciare la prospettiva;
- gente che parla con le mani infilate nelle tasche del paltò, tanta neve intorno. Magari un cadavere nella neve;
- qualcuno (un ignoto burattinaio del crimine?) che da uno degli ultimi piani osserva qualcun altro che cammina in basso, in via Lagrange (Ma va bene anche via Bogino, neh).
- pioggia che cade, scarpe (o piedi scalzi!) che camminano sul selciato del centro, il tutto ripreso da poca distanza, a livello del terreno;
- Torino di notte con l'angolo olandese per accentuare tensione e senso di oppressione, con un qualsiasi edificio (Palazzo Madama, il Teatro Nuovo, il Lingotto) sullo sfondo, tetro e minaccioso.
Queste sono solo considerazioni stilistiche, direte voi. Come se qualcosa destinato ad essere visto dovesse essere privo di cura estetica...
Soprattutto, e senza nessun motivo particolare, mi sarei aspettato che "Non uccidere" fosse una serie "antologica", come Fargo (noir americano in stile nordico con in più l'humour nero dei fratelli Coen) o The Bridge, in cui tutte le puntate di una stagione vengono dedicata ad una sola, complessa storia con varie sotto-trame (con ulteriori crimini).
Sarebbe stato bello se Non Uccidere (o una qualsiasi altra serie tv italiana) fosse stata scritta e sceneggiata in modo moderno, quindi tenendo conto delle lezioni delle migliori serie televisive degli ultimi vent'anni. Per esempio:
- Il protagonista non deve necessariamente essere simpatico e gradevole (vedi: I Soprano);
- Anche i cattivi hanno le loro ragioni (vedi: Breaking Bad);
- Anche i buoni sono cattivi, violenti, corrotti, bugiardi (vedi: The Shield, The Wire, Mad Men, House of Cards);
- Sviluppare i personaggi. Magari giocano a guardie e ladri, ma sono anche persone complesse, che nel corso dell'arco narrativo della serie subiscono evoluzioni. E' passato il tempo di "Occhio di Falco" Pierce che resta immutato durante tutto il ciclo di M.A.S.H.;
- Sorprendere gli spettatori e' cosa buona e giusta (vedi: Trono di Spade);
- Le trame complesse vanno bene, quelle confuse molto meno (dico a te, Commissario Montalbano televisivo).
- Prendere rischi per creare qualcosa di originale: persino Star Trek fu un fallimento, quando venne trasmessa in tv, ma poi divento' una gallina dalle uova d'oro con nuove serie televisive, molti film, tanto merchandising. E poi: vent'anni fa tutti guardavamo nello stesso momento ciò che la TV ci proponeva. Oggi tanti ragazzini hanno appena scoperto Friends, e niente vieta che serie TV troppo avanti sui tempi (tipo "Dream On" di John Landis) vengano riscoperte - e generino nuovi profitti - in futuro;
Cos'ho trovato in Non uccidere
Finora ho visto tre episodi, e non ho trovato quasi niente di quello che avrei voluto trovare.
- Ogni episodio di due ore comprende l'intero arco narrativo di un'indagine, come si faceva ai tempi degli ispettori Derrick e Barnaby, e i momenti morti sono tanti;
- Non credo di aver visto scene d'azione di alcun tipo, a parte uno schiaffo madre/figlio. La sonnolenza incombe;
- Channel4 / More4 pubblicizzano questa serie con la frase un ufficiale di polizia che sembra avere un sesto senso, e infatti non ci vedo molta logica, nel modo in cui Ferro risolve i casi;
- Alla fine del primo episodio non avevo neppure capito che il crimine era stato risolto. Pareva una storia incompleta;
- Nel secondo episodio le interpreti femminili erano tutte magrissime e sul metro e ottanta. Tutte modelle, a Torino? Addio realismo;
- Per la serie "addio realismo": non dico il dialetto, ma la cadenza torinese dovrebbe averla almeno QUALCUNO, o no? Alla mia prima visita in una panetteria di Londra, nell'1987, dissi solo "I would like this... and that... and that", e il panettiere mi rispose, in Italiano, "Ma sei di Torino? Si sente, eh?";
- Torino - i suoi portici, l'architettura barocca, la Mole, le piazze, gli edifici industriali - si vede a malapena, tanto valeva girare la serie a Volpiano;
- Non so se gli interrogatori dei sospetti siano stati raffigurati realisticamente, a me parevano inaccettabili, io avrei confessato TUTTO: ero il secondo tiratore nell'omicidio di JFK, ero coinvolto nel mancato golpe De Lorenzo del 1964, fui il burattinaio della strategia della tensione (durante le elementari);
- Difficile pensare che un ispettore della polizia italiana riesca ad operare in modo cosi' libero dalla burocrazia. E pensare che i colleghi americani - ma anche nordici - passano ore a compilare resoconti del loro operato...
Link: Channel 4
Argomenti: recensioni, televisione, Torino, vivere in Inghilterra
Commenti (1)Commenta
Questa volta Mr Iuzzolino ha scelto bene.
Un articolo a caso
Tanti articoli a tua disposizione