Due minuti di nostalgia per Singapore

12/02/2020 | Claudio_VL | 2 commenti

Mi mancano molte cose di Singapore, da quando sono tornato in Inghilterra: i trasporti pubblici frequenti, capillari, a prezzi ragionevoli. La posizione comoda per visitare altri luoghi (Malesia, Indonesia, Taiwan, Vietnam, Cambogia). La sicurezza: girando di giorno e di notte in qualsiasi quartiere o foresta dell'isola, con abiti eleganti o da barbone, con attrezzatura fotografica mediamente costosa, non ho mai percepito rischi.

Il fatto che, scendendo dal mio ufficio in Suntec City per la pausa pranzo, potevo trovarmi di fronte ad una partita di cricket al Padang, o ai campionati mondiali di scherma per cadetti al Suntec Convention Centre, o quelli di calcio per robot, e potevo raggiungere tanti negozi di fotografia (al centro commerciale Peninsula e nei suoi dintorni) e di informatica (Funan Centre a piedi, Sim Lim Square coi mezzi pubblici. Tutto possibile in quei sessanta minuti della pausa pranzo. Continue opportunità fotografiche, il che spiega le trentamila foto scattate il secondo anno in cui vissi a Singapore.

Ogni tanto mi chiedo, a distanza di dieci anni da quando lasciai Singapore, se ho visto tutti gli animali inconsueti presenti sull'isola: ho visto i saltafango, tigri bianche, granchi violinisti, cugini dei varani di Komodo.

Apprezzavo anche il fatto che non ci fossero molti italiani (meno di 1.000 su quasi 5 milioni nel 2010, contro le centinaia di migliaia presenti nel Regno Unito, turisti esclusi), e che Singapore fosse - e sia tuttora - meno nota in Italia rispetto ad altre destinazioni asiatiche, il che mi faceva sentire come un mini-Marco Polo nel mio circolo di parenti e amici italiani, tutti ben ancorati alla città natia.

Argomenti: Singapore, vivere all'estero

Commenti (2)Commenta


13/02/2020 14:20:57, Fede-exb
Apprezzavo anche il fatto che non ci fossero molti italiani

questa è la cosa che apprezzo di più quando vado all'estero. Arrivare in aeroporto a Londra e sentirmi chiedere, in italiano, se mi serve un bus per arrivare in centro non è esattamente la forma di turismo che preferisco :)
13/02/2020 15:50:18, Claudio_VL
Idem. Nei posti in cui ci sono pochi connazionali, o addirittura pochi membri del proprio gruppo etnico, sopravviene la "sindrome da rockstar", cui accennai in questo post su Taiwan: gente che ti guarda per strada, gente che vuole parlarti solo per il fatto che sei visibilmente straniero. Parlo di sindrome, ma di solito e' una sensazione positiva.

Vorrei quasi scrivere una mini-guida sui posti londinesi poco frequentati dagli italiani, ma sarebbe controproducente...

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