San Valentino a Bergen
Il tradizionale viaggio a sorpresa di febbraio
05/02/2024 | Claudio_VL | 0 commentiSul pulmino 442 verso Heathrow mia moglie, finalmente, mi fornisce un’informazione utile a capire qual è la nostra destinazione: andiamo al Terminale 2, quindi non visiteremo per la quarta volta l’Islanda, perlomeno non con Icelandair, che non usa il T2. In breve: il diabolico piano di mia moglie funziona, continuo a non sapere dove andremo per San Valentino.
“Per il ventennale del nostro primo viaggio a sorpresa scoprirai la destinazione solo all’ultimo momento”, dice (*). Prima o poi otterrà la collaborazione del personale di qualche linea aerea e riuscirà a farmi salire a bordo bendato, in modo da farmi capire la destinazione solo all’arrivo.
Mi consegna la carta d’imbarco, la destinazione e’ Bergen, in Norvegia. Eravamo già stati due volte in Norvegia, la prima volta ad Oslo, nel 2020, subito prima della chiusura per pandemia, e poi a Tromsø, in cerca dell’aurora boreale e delle renne (e durante il viaggio di ritorno avevamo fatto una sosta di alcune ore a Bergen). Ci siamo poi tornati pochi mesi fa per un lungo e splendido giro in treno fino alle isole Lofoten.
Arriviamo alle otto di sera a Bergen, prendiamo la ferrovia leggera (metro-tranvia) per andare in centro. Il costo è di 40 corone (la Norvegia non ha l’euro), quindi il 25% di quel che avremmo speso in taxi, però impiegheremo più di un’ora e 15 minuti, quindi quattro volte il tempo in taxi. Ci va bene cosi’. E’ venerdì sera. Fuori la temperatura è di 0°.
Una musichetta segnala che stiamo ad una fermata, la musica cambia per ciascuna fermata. A metà tragitto sale una comitiva di ragazzi e ragazze spagnoli, probabilmente studenti. Il treno si ravviva, fa quasi piacere. Poi, man mano che ci avviciniamo al capolinea, nel centro città, molti ragazzi norvegesi salgono a bordo. Vivaci (leggi: allegri e rumorosi) come i loro coetanei spagnoli, alla faccia delle presunte differenze culturali. Arriviamo all’hotel, il solito Radisson Blu, attaccato al quartiere della Lega Anseatica, un sito World Heritage dell’Unesco.
Da sinistra a destra, in primo piano: ufficio turistico, catamarano fai-da-te, due ristoranti di pesce, mercato del pesce, gabinetto pubblico (gratuito) con musica tecno e luci psichedeliche.
In mattinata facciamo una passeggiata in città, ci sono tanti posti in cui mangiare, tante le case colorate. Molto belle quelle vicino all’albergo, costruite durante l’espansione degli scambi commerciali con la Lega Anseatica (tedesca).
Ci sono anche altre case, più recenti ma altrettanto colorate, e spesso peculiari, in altre aree di Bergen.
Il bello, per me, e’ che si tratta di una città in cui e’ tutto e’ piuttosto vicino e quindi raggiungibile a piedi.
Visitiamo il mercato del pesce al coperto, lungo la baia vicino al sito World Heritage (patrimonio dell’umanità, in italiano), ma non e’ un mercato nel senso tradizionale del termine: pare più una boutique ittica. Non compriamo niente, ma ceneremo per due sere nei ristoranti attaccati a questo posto.
Andiamo al Buekorps Museum, dove scopriamo una tradizione locale. I buekorps ("brigate di arceri") sono organizzazioni giovanili presenti solo a Bergen, nate verso la meta' dell'Ottocento. In queste organizzazioni, suddivise in bataljoner legati alle varie aree della città, i ragazzi emulano i soldati, svolgono attività' fisiche e operano nel settore della beneficenza. Nell'Ottocento spesso c'erano scontri fisici tra i vari gruppi. Ora al massimo ci sono occasionali lamentele per schiamazzi notturni, pare. A parte il livello formale di organizzazione (divise, marce, musiche), mi pare che i ragazzi di ogni Paese tendano ad aggregarsi in modo simile...
Durante la passeggiata in centro, non posso non notare la quantità di veicoli elettrici: a volte, su quattro auto parcheggiate, tre sono Tesla. Innumerevoli i monopattini elettrici. Vediamo tanti colorati murali, un ristorante italo / greco / turco, un catamarano molto squadrato che pare artigianale, e visitiamo lo spazioso, utilissimo e caldo ufficio turistico, sulla baia. Dotato di gabinetti gratuiti a disposizione dei visitatori, cosa molto gradita.
Nel pomeriggio prendiamo un autobus e raggiungiamo la Ulriksbanen, la cabinovia inaugurata nel 1961 che porta al monte Ulriken, e che viene chiamata anche Ulriken643 in onore dell’altezza del monte. Prezzo: un adulto, 130 corone andata e ritorno (cambio odierno: 1 euro=11,5 NOK).
La vista verso Bergen è più interessante del panorama verso l’alto. C'è vento, la cabina ondeggia, viene un po’ di mal di mare. Il vento lo adoro quando serve per navigare a vela, sul mare o in cielo. Lo adoro molto meno quando ruggisce fuori da una stazione della teleferica, creando problemi di allineamento alle gondole in arrivo, e quando ti sposta mentre cammini. Per accedere alla cabinovia è ovviamente necessario il biglietto; se lo tenete sul cellulare, tenete presente che le basse temperature (specialmente sul monte) fanno brutti scherzi agli smartphone, soprattutto agli iPhone, da quello che ho potuto vedere. Non dico di tornare alla vecchia carta, ma perlomeno cercate di avere accesso a tutti i biglietti da più di un dispositivo elettronico.
La neve che in città vedevamo da lontano abbonda, sulla cima del monte. Tanto vento, tanto freddo che non avevamo notato a valle. Vediamo che le cabine a volte faticano ad entrare nella stazione sul monte, per via del forte vento laterale, il che potrebbe spiegare gli incidenti avvenuti in passato (1974, 2006). Beviamo qualcosa di caldo nel ristorante sulla cima. Al ritorno, nella cabina ci sono quattro giovani probabilmente brilli: troppo rumorosi per essere sobri, sembrano cercare il contatto fisico, o forse uno scontro. Li ignoriamo. Torniamo in città in autobus, la visita al colle è stata piacevole, nonostante il freddo.
Oggi (05/02/2024) ho ritrovato un appunto che avevo dettato durante o dopo la discesa con la cabinovia: dice “probabilmente uno dei ristoranti più costosi… fermata del pullman”. A distanza di due anni non so più se si tratti del ristorante sulla cima dell’Ulriken oppure in città. Comunque sia, tenete presente che in Norvegia mangiare spendendo poco non e’ proprio facilissimo.
Un’altra cosa che ho notato è che nel 2020 abbiamo incontrato tanti italiani ad Oslo, e poi nel 2021 a Tromsø le presenze italiane erano altrettanto numerose. Questa volta, a Bergen, la nostra lingua non si sente proprio.
A cena, mangiamo pesce in un ristorante vicino al mercato. Buono ma molto costoso, domani scopriremo che il ristorante a due metri di distanza era molto più economico e con una qualità simile. Capita. Non vi dico i nomi dei ristoranti, cosi’ potrete farvi un’impressione senza farvi influenzare da me.
Il giorno dopo, domenica. Crociera nei fiordi, durata oltre tre ore.
Al ritorno prendiamo un autobus e facciamo un giro fuori città, giusto per vedere qualcosa di non turistico (casomai qualcuno dovesse offrirci un lavoro qui a Bergen). Come sempre nei Paesi freddi, abbondano le case in stile modernista, quasi assenti in Italia.
Visita all'acquario, tanti splendidi pinguini Gentoo. Poi altra passeggiata in città, dopo il tramonto. E’ il secondo giorno, ci sentiamo già a casa, qui a Bergen, peccato dover ripartire domani.
Lunedì. Il giorno della partenza, visitiamo cose vicine all’hotel: Bergenhus Castle e’ solo visitabile dall’esterno, per cui non riusciamo a vedere la splendida Håkonshallen, una sala medievale in pietra all’interno della fortezza, costruita nel XIII secolo durante il regno di Håkon Håkonsson. Vediamo il Bryggens Museum, interessante per i reperti archeologici. Non visitiamo lo Hanseatic Museum and Schøtstuene per… non saprei, mancanza di tempo, o forse era chiuso, oppure un’altra ragione. Quando sei in viaggio fai delle scelte, non sempre riesci (o vuoi) privilegiare le attrazioni turistiche più note (“Parigi: Tour Eiffel; Roma: Colosseo; Londra: Piccadilly Circus; Milano: Duomo”), a volte conta anche quanto sei stanco / interessato / affamato in quel momento.
Visitiamo il Bergenhus Festningsmuseum, un museo di storia militare. Apprezzo molto la visita, visto che il museo tratta in dettaglio la storia del governo collaborazionista di Vidkun Quisling durante l’occupazione nazista.
Durante la passeggiata conclusiva negli anfratti del quartiere dell’Hansa vediamo da vicino le strutture in legno degli edifici. Birrerie, negozi di esche per pesca, corsi di italiano… pare un quartiere tuttora vivo e vivace.
E’ ora di tornare a casa. Vi tar gjerne imot jobbtilbud fra Norge!
(*): questo viaggio a Bergen si e’ svolto nel febbraio 2022.
Argomenti: Norvegia, racconti, Scandinavia, viaggio a sorpresa per San Valentino, World Heritage
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