Rotorua e le sue meraviglie geotermiche - Un viaggio in Nuova Zelanda #5
Una festa di colori, di eruzioni e di bolle di fango
08/11/2025 | Claudio_VL | 0 commentiCi svegliammo a Rotorua, ammirammo le case vicino al motel (vedi prima foto), poi partimmo per una gita.

Sapevamo che Rotorua è un luogo di intensa attività geotermica, ma era comunque la nostra prima volta in cui visitavamo un luogo del genere, per cui notammo subito - in città e nei dintorni - il forte odore di uova marce, in realtà acido solfidrico. Guidiamo per pochi chilometri verso sud e raggiungiamo il Lady Knox Geyser, che produce getti di vapore alti 20 metri.

Questo geyser non erutta vapore ad intervalli regolari, come l'Old Faithful statunitense o lo Strokkur in Islanda; viene invece "stimolato" gettandovi dentro un pezzo di sapone (sostanza tensioattiva di facile reperibilità). Questo è il risultato.

(Per vedere le immagini a tutto schermo basta cliccarle. Per vedere l’immagine successiva o quella precedente, cliccare sul lato destro o sinistro dell’immagine oppure (su computer) usare le frecce sinistra e destra.)



Non c'è solo il geyser. Proseguiamo a piedi attraverso il parco di Waiotapu, in una festa di colori, di sorgenti calde e di altri fenomeni geotermici. Fanghi solforosi grigi, cascate, laghi e "terrazze" verdi e gialle grazie a zolfo colloidale e ferro, oppure arancioni e quasi rosse per via dell'ossido di antimonio.
La "Champagne Pool", la piscina di champagne, acqua intensamente verde e rocce arancioni. Arsenico, antimonio, oro e argento (poco: ci fu una corsa all'oro in Nuova Zelanda, oltre un secolo fa, e non è che ne sia rimasto molto...).

Viste le emissioni di vapori e gas, è vietato (e raccomandabile dal buon senso, comunque) avvicinarsi troppo alle sorgenti.











Col senno di poi, e con 15 anni di viaggi in più sulle spalle (questo viaggio in Nuova Zelanda avvenne nel 2010) direi che Aotearoa mi ricorda l’Islanda, e viceversa: sono entrambe grandi isole scarsamente popolate, una all’estremo nord e una molto a sud, geologicamente instabili, e quindi con costante attività geotermica e frequenti eventi distruttivi: vulcani in Islanda, terremoti in Nuova Zelanda.








Un promemoria: in Nuova Zelanda c'è sempre acqua intorno a te. E le montagne non sono mai lontane.

Un tipico veicolo che si trova agli antipodi, sia in Australia che in Nuova Zelanda, è l'ute, abbreviazione di utility coupé. Praticamente un'auto con cabina a due posti, ma con un piano di carico dietro. Altrove lo chiamerebbero pick-up, forse.

Visto che sto parlando di veicoli: una cosa che prendemmo in considerazione, preparando questo viaggio, fu il noleggio di un piccolo campervan, che pare essere uno dei modi più popolari per visitare la Nuova Zelanda. Non ricordo per quale motivo decidemmo di viaggiare in auto.

Sara' stata la stagione, ma durante questo viaggio in Nuova Zelanda la luce è stata protagonista: pareva di essere in presenza di un lungo tramonto, per buona parte del giorno. Ma non siamo abbastanza a sud da avere una "notte polare", e il sole era sempre visibile in cielo, a parte nelle giornate nuvolose o di pioggia.

La Ford Mustang della foto sopra ha una targa che perplime: "I'd rather be doing 65" aveva senso negli Stati Uniti durante la crisi energetica degli anni Settanta, quando il limite di velocità venne fissato in 55 miglia orarie, ma ora, in Nuova Zelanda, il limite è di 110 km/h (circa 70 miglia orarie), e viene espresso appunto col sistema metrico decimale. Boh, straparlo. Era una bella Mustang, e basta.

Dopo un'altra buona dose di splendidi panorami arrivammo a Taihape, dove un misterioso rimorchio degli All Blacks parcheggiato fuori dal motel attiro' la nostra attenzione.
Alla prossima!
#RivediamoLaNuovaZelanda
Argomenti: fiumi e laghi, foto Nuova Zelanda, Nuova Zelanda, racconti
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