Architettura vittoriana a Dunedin e leoni di mare - Viaggio in Nuova Zelanda #10
La luce della Nuova Zelanda, un gattone e il pakake urlante
19/12/2025 | Claudio_VL | 0 commentiCi svegliamo a Dunedin dopo aver visto le sfere sulla spiaggia di Moeraki, aerei strani e cormorani (rima!) e dopo aver mangiato le migliori ostriche del mondo (secondo me) in un pub locale. Proseguiamo verso sud, sulla costa orientale di Te Waipounamu, che è poi l’unica strada: sarebbe stata interessante avere una strada sulla costa occidentale, per il ritorno, per vedere cosa differenti, ma non c’è: sono tutte montagne, su quest’isola.

Visto che siamo in una bella città, facciamo una passeggiata in centro a Dunedin. Ne vale la pena.

Mi sarebbe piaciuto, per il turista-saccopelista nella foto, se questo fosse stato un ostello della gioventù. Non ridete: a Barcellona c'era un ostello spettacolare.

Dunedin è una città unica, nota come la "Capitale della Fauna Selvatica", ma non vedrete molti animali in città. Famosa per la sua architettura vittoriana ed edoardiana ben conservata, circondata da colline e dotata di un porto pittoresco, Dunedin venne fondata dalla Chiesa Libera di Scozia (presbiteriani), e crebbe enormemente con la corsa all'oro intorno al 1860.

Originariamente chiamata "Nuova Edimburgo", la città prese in seguito il nome di Dunedin, derivato da Dùn Èideann, che in gaelico significa "forte di Edin". I suoi fondatori, come il capitano William Cargill e il reverendo Thomas Burns (nipote del poeta scozzese Robert Burns), cercarono di ricreare aspetti della loro terra natale, per cui anche le strade portano nomi di luoghi scozzesi, come Princes Street, George Street e Hanover Street.
L'eredità scozzese è ancora evidente oggi nella cultura locale: a parte l'architettura e la toponomastica, a Dunedin ci sono cornamuse, kilt e l'unica distilleria di whisky della Nuova Zelanda. La città è gemellata con Edimburgo dal 1974.

Raggiungiamo Sandfly Bay, spiaggia e rifugio naturalistico. D'estate deve essere un bel posto per fare surf. Probabilmente anche d’inverno, abbiamo incontrato e incontreremo surfisti in giro (tanti con una curiosa predilezione per una vettura italiana del passato). Oggi però non siamo qui per vedere onde e surfisti (*), ma per i leoni di mare.


Piangono, i leoni di mare? Urlano? Cantano? Devo ammettere che il loro canto non è quello ammaliante delle sirene.

Ci è stato detto di non avvicinarsi perché reagiscono dandoti la caccia. A confronto, le raccomandazioni per osservare le foche in libertà, qui in Nuova Zelanda, sono state più semplici: mai mettersi (o anche solo camminare) tra una foca mamma e il suo piccolo, e turarsi il naso quando sei sottovento, visto che le foche puzzano parecchio.


Cugino (o fratello?) più grande, più feroce e meno noto delle foche, il pakake (leone di mare) è un animale sul quale siamo stati messi in guardia. Per lenti e goffi che sembrino sulla terraferma, sono sorprendentemente rapidi, quando si aggirano tra le dune sabbiose di fronte al mare.




Lasciamo la spiaggia. Una bella spiaggia, con la "solita" luce invernale neozelandese, che pare un lungo tramonto.

Facciamo una deviazione e seguiamo una stretta penisola che si allunga verso est. Raggiungiamo il bel faro di Nugget Point, che offre una nella vista verso the Nuggets, alcune isolette rocciose.

The Nuggets, appunto.

Guidiamo fino all’estremità meridionale di quest'isola (Te Waipounamu), e arriviamo a Bluff, punto d'imbarco per Stewart Island, da cui poi inizierà, ahimè, il viaggio di ritorno. Da Dunedin a Bluff ci sono solo 228km, deviazioni escluse, e anche se paiono pochi, avremmo dovuto percorrerli in due giorni, vista la quantità di cose da vedere. La prossima volta, magari.

Il gatto padrone di casa dell'albergo in cui abbiamo dormito a Bluff.
Gli altri post: #RivediamoLaNuovaZelanda

Dunedin è una città unica, nota come la "Capitale della Fauna Selvatica", ma non vedrete molti animali in città. Famosa per la sua architettura vittoriana ed edoardiana ben conservata, circondata da colline e dotata di un porto pittoresco, Dunedin venne fondata dalla Chiesa Libera di Scozia (presbiteriani), e crebbe enormemente con la corsa all'oro intorno al 1860.

Originariamente chiamata "Nuova Edimburgo", la città prese in seguito il nome di Dunedin, derivato da Dùn Èideann, che in gaelico significa "forte di Edin". I suoi fondatori, come il capitano William Cargill e il reverendo Thomas Burns (nipote del poeta scozzese Robert Burns), cercarono di ricreare aspetti della loro terra natale, per cui anche le strade portano nomi di luoghi scozzesi, come Princes Street, George Street e Hanover Street.
L'eredità scozzese è ancora evidente oggi nella cultura locale: a parte l'architettura e la toponomastica, a Dunedin ci sono cornamuse, kilt e l'unica distilleria di whisky della Nuova Zelanda. La città è gemellata con Edimburgo dal 1974.

Raggiungiamo Sandfly Bay, spiaggia e rifugio naturalistico. D'estate deve essere un bel posto per fare surf. Probabilmente anche d’inverno, abbiamo incontrato e incontreremo surfisti in giro (tanti con una curiosa predilezione per una vettura italiana del passato). Oggi però non siamo qui per vedere onde e surfisti (*), ma per i leoni di mare.

(*): io detto "surfisti", e il cellulare trascrive "sofisti". Che l'iPhone sia al corrente delle inclinazioni filosofiche di chi pratica il surf? Oppure ha preso spunto da Bodhi nel film Point Break, presentato come una figura con forti inclinazioni filosofiche? Il suo nome completo è Bodhisattva, cioè "essere illuminato".

Piangono, i leoni di mare? Urlano? Cantano? Devo ammettere che il loro canto non è quello ammaliante delle sirene.

Ci è stato detto di non avvicinarsi perché reagiscono dandoti la caccia. A confronto, le raccomandazioni per osservare le foche in libertà, qui in Nuova Zelanda, sono state più semplici: mai mettersi (o anche solo camminare) tra una foca mamma e il suo piccolo, e turarsi il naso quando sei sottovento, visto che le foche puzzano parecchio.


Cugino (o fratello?) più grande, più feroce e meno noto delle foche, il pakake (leone di mare) è un animale sul quale siamo stati messi in guardia. Per lenti e goffi che sembrino sulla terraferma, sono sorprendentemente rapidi, quando si aggirano tra le dune sabbiose di fronte al mare.




Lasciamo la spiaggia. Una bella spiaggia, con la "solita" luce invernale neozelandese, che pare un lungo tramonto.

Facciamo una deviazione e seguiamo una stretta penisola che si allunga verso est. Raggiungiamo il bel faro di Nugget Point, che offre una nella vista verso the Nuggets, alcune isolette rocciose.

The Nuggets, appunto.

Guidiamo fino all’estremità meridionale di quest'isola (Te Waipounamu), e arriviamo a Bluff, punto d'imbarco per Stewart Island, da cui poi inizierà, ahimè, il viaggio di ritorno. Da Dunedin a Bluff ci sono solo 228km, deviazioni escluse, e anche se paiono pochi, avremmo dovuto percorrerli in due giorni, vista la quantità di cose da vedere. La prossima volta, magari.

Il gatto padrone di casa dell'albergo in cui abbiamo dormito a Bluff.
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Argomenti: animali, foto Nuova Zelanda, gatti, mare e spiaggia, Nuova Zelanda
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