Il trauma del rientrare a casa da un viaggio
26/11/2007 | Claudio_VL | 0 commentiDura, riadattarsi all'ufficio dopo nove giorni in cui abbiamo guidato, camminato, scalato e fotografato in posti con una densita' di 10 persone/kmq, contro le 196 in Italia e 50 in Georgia. Ritrovarsi in coda nel traffico quando il giorno prima potevamo guidare per mezz'ora senza vedere un'auto o una persona. Ritrovare i soliti problemi in ufficio quanto pochi giorni fa avevamo chiesto ed ottenuto l'aiuto di un indiano Navajo, manutentore meccanico/auto in pensione, per riparare i freni della nostra auto (senza successo, vabbe'). Ritrovarsi davanti al frigo a ripensare ad una cena ad Albuquerque, New Mexico, con buffet sterminato e con un cameriere polacco nostalgico della sua Patria, di Boniek, e di quando prese parte a competizioni indoor a Torino. Accendere la tv e ripensare a qualche sera prima quando, dopo essersi seduti in un ristorante in Arkansas, abbiamo scoperto che per bere dobbiamo passare il confine e rientrare in Oklahoma da dove siamo venuti, perche' il ristorante dove siamo e' nella citta' di Van Buren, Arkansas, in una "dry county" dove non sono consentiti alcolici; ripenso a Footloose e a quante cose gli Americani amano vietarsi.
Argomenti: lavoro, nostalgia, Stati Uniti, viaggioCommenti (0)Commenta
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