No al doppiaggio n.12: Bluto Blutarsky
È forse finita quando i tedeschi hanno bombardato Pearl Harbour?
04/11/2018 | Claudio_VL | 4 commentiSono mesi che non parlo dell'importanza del vedere i film in lingua originale. L'ultima volta vi ho proposto Michael Gambon e Daniel "007" Craig nel monologo della torta a strati in Layer Cake ( lo so: due tizi in un monologo sono fuori luogo. Ma fare da spalla non e' facile, e le pochi frasi di Craig sono essenziali per presentare il monologo).
Oggi scendiamo - o saliamo - di qualche gradino. Non un discorso sul senso della vita: invece, un epico, trascinante John Belushi che scuote dal torpore della sconfitta i membri della Delta House e li spinge all'azione, per quanto apparentemente inutile e senza speranza. E' un atto di ribellione, un invito a combattere anche quando il nemico sembra invincibile, e richiama - in anticipo d sedici anni - il monologo del Presidente Whitmore / Bill Pullman in Indepencence Day ("We will not go quietly into the night"), che e' a sua volta una citazione del "Do not go gentle into that good night" di Dylan Thomas.
Basta con le mie parole. Parla Bluto. In inglese. Con la voce giovane, acerba, furiosa e accattivante di John Belushi.
Da notare che all'epoca di Animal House, l'espressione "when the going gets tough, the tough gets going" non era cosi' popolare come divenne in seguito, grazie anche alla canzone di Billy Ocean.
Che crescendo epico, in questo monologo. La furia oratoria di Belushi al suo apice:
- Wormer is a dead man! Marmalard ... DEAD!
- Niedermeyer ...
- DEAD! Bluto ha ragione. E' psicotico, ma ha assolutamente ragione
Tim Matheson prende il testimone da Belushi e si lancia in un discorso - sensato - che richiama le giustificazioni statunitensi per l'uso della bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki. Ci vuole un'azione assolutamente senza speranza, stupida, assurda. L'azione più consona alla Delta House.
Personalmente, poi, trovo che i calzini bianchi di tutti i membri della Delta House siano un sano invito all'anticonformismo di cui tutti noi italiani abbiamo bisogno. Questo ha poco a che vedere coll'importanza di vedere i film in lingua originale, ma dovevo dirlo.
Buona serata. Argomenti: cinema, no al doppiaggio
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Commenti (4)Commenta
come sempre sono d'accordo con te sul no al doppiaggio.. devo però tristemente ammettere che -almeno per quanto mi riguarda- è sempre molto difficile capire tutte le frasi e le battute al primo colpo.. eppure sono tutte frasi e parole semplici... mah! :)
Grazie per i complimenti.
Non è facile per nessuno, capire al primo ascolto una battuta pronunciata in una lingua straniera, ma abbiamo a disposizione sottotitoli e infinite opportunità di riascoltare le frasi più difficili.
A scuola hai fatto dei dettati? La tecnica è la stessa: si trattava di trascrivere una frase continuando ad ascoltare e a memorizzare quelle successive. Quello che bisogna creare, e ci vuole tempo, è un "buffer" di memoria, la capacità di tradurre una frase mentre ascoltiamo e memorizziamo quella successiva.
Alla prossima.
Forse il problema è che l'inglese è poco "ridondante" e molto "concentrato", come uno zip senza checksum, dove piccoli dettagli fanno grande differenza.. comunque ci sto lavorando ;)
E vorrei anche rassicurarti: capita anche ai madrelingua (britannici, statunitensi, australiani, etc) di non capire una frase in inglese, di non capirsi quando si parlano, di fraintendere una parte di una canzone.
Sento il bisogno di proporti un mondegreen., cioe' una frase scambiata per un altra che "suona" simile. "There's a bathroom on the right", ("c'e' un bagno sulla destra") e' quel che molta gente sente, invece di "There's a bad moon on the rise", ascoltando una famosa canzone dei Creedence Clearwater Revival.
A volte gli equivoci linguistici fanno anche sorridere, per fortuna.