I giovani viaggiano più lontano, ma esplorano meno le loro regioni?

Si viaggia di più in aereo, si esplora di meno in bici e motorino. Oppure no?

31/08/2024 | Claudio_VL | 0 commenti

Parlando con tanti amici che hanno figli mi sono fatto l’impressione che i ragazzi e ragazze intorno ai vent’anni viaggino molto di più di quanto non viaggiassimo noi della Generazione X (intorno ai cinquant’anni) quando avevamo la loro età.

Sono viaggi a lunga distanza, quasi sempre in aereo, e qui forse c’è un’altra differenza. Oggi ho accompagnato in aeroporto, in Inghilterra, il figlio ventiduenne di due nostri amici che stava partendo per la Grecia. Un altro amico di famiglia, sotto i vent’anni, è appena tornato da un giro delle capitali baltiche. Altri amici che vivono in Olanda hanno figli nati dopo il 2000 che volano abitualmente verso Colombia, Inghilterra e Irlanda, Paesi in cui hanno amici e parenti.

Per un confronto: a 22 anni andai in moto alle isole Orcadi, in Scozia, da solo. Feci il mio primo viaggio in aereo a trent’anni, per lavoro (un biglietto aereo Torino-Londra andata e ritorno costava come uno stipendio mensile).

Parrebbe quindi che fare viaggi in aereo sia una cosa più consueta, parte del quotidiano, per i ventenni di oggi più che per i ventenni di venti o trent’anni fa. Ma tra lo stare a casa e il visitare destinazioni lontane pare non esserci più una via di mezzo: se in passato era pratica comune, intorno ai 14-18 anni, esplorare aree sempre più lontane da casa in bici, poi in motorino, poi magari in moto e infine in auto, arrivando a fare giri di una giornata nelle regioni circostanti, ho l’impressione che oggi sia una pratica molto meno comune.

Come dicono i miei amici: “i nostri figli hanno lo smartphone, non hanno il motorino, non sentono il bisogno di averlo, e se lo avessero forse non andrebbero a fare giri lunghi come i nostri, che andavamo da Torino al Nivolet, in Francia o al Lago Maggiore con motori di quarantanove centimetri cubici, magari sbagliando strada, a volte rimanendo senza benzina o con la candela bagnata”.

Quei viaggi in bici, in motorino e anche in moto erano delle avventure a basso costo, esplorazioni della regione in cui vivevi spendendo l’equivalente di una manciata di euro, che all’epoca provenivano dai nostri genitori, non ancora dai nostri stipendi. Può essere questa la maggior differenza, la disponibilità economica?

Quelle gite a breve e medio raggio erano, soprattutto, l’occasione di vedere di persona dei posti che non erano visitabili virtualmente con una ricerca su Google o una visita su Instagram. Magari in compagnia dei tuoi migliori amici, e anche di qualcuno che sopportavi di meno, in comitive più larghe, o a volte da soli, se non riuscivi a convincere nessuno ad andare dove volevi andare tu.

Non so se siano state esperienze formative, quei giri in motorino in cui stavi in sella 10 o 12 ore, raggiungendo luoghi che forse sarebbero stati raggiungibili anche con meno fatica. Non voglio fare il solito nostalgico inno ai bei tempi andati in cui ci si divertiva di più con poco, eravamo tutti più belli / tosti / mentalmente solidi, e insomma saltavamo i fossi per lungo, ma se è vero che la maggioranza di ragazzi non fa questi giri medio-corti, da soli in compagnia, forse stanno perdendosi qualcosa. Quantomeno l’opportunità di creare dei bei ricordi per il futuro.



Nella foto: un ciclomotore al posto di confine tra Italia e Francia sul Moncenisio, metà anni ‘80.



Argomenti: Wanderlust

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